Dietro la biografia di Stanislao Augusto Poniatowski, l'ultimo re di Polonia, tradotta da Mario Benzing nel 1930, si svela la straodinaria figura di un autore quale Otto Forst de Battaglia (1889-1965), storico e saggista viennese di famiglia polacca, che fu anche diplomatico, editorialista politico e professore di Genealogia, Storia e Slavistica. Un intellettuale cattolico di vastissima cultura e dai molteplici interessi, che i ciechi tempi costrinsero ad una vita avventurosa, in fuga dalle dittature e dagli assolutismi. Stimato dai maggiori statisti dell'epoca, amico di Freud, Einstein, Thomas Mann e Joseph Roth, Forst de Battaglia vanta una bibliografia amplissima, che spazia dal trattato socio-politico ("Zwischeneuropa") alle monografie letterarie su Nestroy e Karl May.

 

e Nella raccolta "Otto Forst-Battaglia zum dreißigjährigen Todestag" ("Otto Forst-Battaglia nel trentennale della scomparsa"), pubblicata dal Centro Scientifico dell'Accademia delle Scienze Polacca a Vienna, si staglia "Erinnerungen an meinen Grossvater" ("Ricordi di mio nonno"), toccante saggio sul grande storico scritto dal nipote, l'Ambasciatore Jakub. Eccone qualche passo in traduzione:

a "Erinnerungen
an meinen Grossvater"

e "Otto Forst-Battaglia zum dreißigjährigen Todestag", a collection of German papers about life and works of the great historian, has been published by the Scientific Centre of the Polish Academy of Sciences in Vienna.  From the other essays stands out "Erinnerungen an meinen Grossvater", the touching and interesting memory written by Forst-Battaglia's grandson, the Ambassador Jakub. Here the link to the Italian translation:

a "Erinnerungen
an meinen Grossvater"

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h Poniatowski, Milano, Corbaccio, 1930. Prima e unica Traduzione Italiana

Titolo originale: Stanisław August Poniatowski und der Ausgang des alten Polenstaates,
Berlin, 1927

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- Alessandria - Biblioteca civica
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- Napoli - Biblioteca della Società napoletana di storia patria
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- Roma - Biblioteca statale Antonio Baldini
- Torino - Biblioteca dell'Accademia delle Scienze
- Torino - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte
- Valentano (Viterbo) - Biblioteca Comunale

- Paris - Université Paris Sorbonne - Institut d'études slaves

- Fribourg (Suisse) - Bibliotèque Centrale et Université

 

a  L'Incipit: Chi ha percorso la via che metteva nella Polonia di Stanislao Augusto deve aver visto una scritta molto simile, come guida e insieme monito, a quella sovrastante la porta dell'Inferno di Dante.
E quello ch'essa diceva appartiene a un genere di verità che tutti riconoscono e nessuno osserva. Ma per giudicar uomini, cose e fatti di un'epoca e di un mondo, non nostri, bisogna evitare di condannare, nella sicumera del nostro sapere, della nostra mentalità, della nostra morale, e delle nostre convinzioni, cose che ci riescono semplicemente incomprensibili; e sopra tutto ricordare che una cosa buona per uno può non essere ugualmente buona per tutti. Ogni epoca, ogni nazione porta in sé il criterio della propria attività e segue una sua morale che potranno bollare solo coloro che sogliono considerare la propria alla stregua di un'infallibile pietra di paragone. E per ben comprendere lo spirito e il carattere d'un uomo d'altri tempi non basta portarsi sui luoghi in cui si svolsero i fatti della vita di quell'uomo: bisogna anche riportarsi nel suo tempo.
     La Polonia di Stanislao Augusto era così fondamentalmente diversa dall'Italia del ventesimo secolo - come d'altronde anche dalla Polonia attuale - che quanto in essa avvenne potrà sembrarvi mostruoso, ridicolo, pazzesco o per lo meno incomprensibile. Ma bisogna considerare le condizioni religiose, sociali e politiche di un'altra êra, di un altro popolo, di un'altra società, non meno casuali, relative, effimere di come si considerano quelle del proprio paese ad uguale distanza di tempo. (...)
     La terra polacca e la gente polacca sono i due fattori fondamentali della storia polacca. L'infelice posizione geografica, priva di confini naturali, la vicinanza di due grandi popoli cui l'espansione nazionale era imposta come legge dal destino, le stesse condizioni del suolo che non tolleravano sprechi e incuranze, e infine il clima continentale che, come altrove, esercitò una notevole influenza sullo sviluppo culturale; hanno spesso e definitivamente determinato la sorte della Polonia, cooperando nel contempo alla formazione del carattere polacco, il quale, dopo il geografico, è il fattore più importante della storia polacca. (...)

 

 

 

 


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